Sono un life coach e un formatore: ti aiuto a prendere la direzione migliore, rispettando la molteplicità che ti contraddistingue.
Si nasce empatici, per la presenza di uno specifico gene che alcuni hanno e altri no, o avviene qualcosa di diverso?
Gli studi che ho fatto, a partire dalla mole di lavoro di Daniel Goleman, autore del libro INTELLIGENZA EMOTIVA, sono concordi sul fatto che il cervello del neonato sia predisposto, in un certo senso, a imparare l’empatia, ma che non abbia questa capacità già installata quando viene al mondo.
L’autosabotaggio consiste nel mettere in atto, involontariamente, pensieri, comportamenti, atteggiamenti che, anziché facilitare il raggiungimento dei nostri obiettivi, lo rendono difficile, se non addirittura impossibile.
È una dinamica che può essere piuttosto invalidante e sulla quale potremmo non solo fare un video breve come questo, ma scrivere un saggio di centinaia di pagine, tanti sono gli aspetti e le aree della vita in cui si può verificare.
Il funzionamento psichico di un individuo adulto dipende molto, come abbiamo visto in alcune puntate precedenti, dal rapporto avuto con la cosiddetta “figura di attaccamento” avuta nell’infanzia, in particolare nei primissimi anni di vita, quando il bambino dipende da una figura adulta, di solito la madre, e cerca in essa una “base sicura”, ovvero un facile approdo al sentirsi innanzitutto visto, ma anche compreso, accolto, ascoltato e protetto, soprattutto nei momenti per lui difficili sul piano emotivo.
Questa puntata si lega alla precedente, nella quale ho parlato del funzionamento evitante, quindi, se non l’hai già vista, sarebbe meglio darle la precedenza (la trovi qui: https://www.youtube.com/watch?v=G9KfK4GoH_o
Oggi torniamo sulla tematica degli stili di attaccamento di John Bowlby e vediamo alcuni approfondimenti sullo stile definito ansioso-ambivalente che, come ho accennato nella scorsa puntata, spesso tende a coinvolgersi nei confronti di soggetti con uno stile prevalentemente evitante.
Il termine “evitante”, riferito alla predisposizione affettiva di una persona, si sta facendo sempre più presente anche nel vocabolario di chi non ne conosce approfonditamente il significato.
Ultimamente, lo sento pronunciare in maniera dispregiativa riferito a certe persone, come a dire che chi si tiene lontano da una relazione seria o da un legame autentico, sia una persona che sceglie deliberatamente di non offrirsi, di essere inaccessibile, per l’intimo piacere di far soffrire i potenziali partner.
Oggi torniamo sul linguaggio non verbale e vediamo quali indizi può offrire la parte del tronco del corpo umano, quella che va dalle spalle ai fianchi.
Il busto del corpo umano è una sorta di contenitore che ospita organi di massima importanza per la vita, come il cuore, il fegato, i reni, l’intestino e i polmoni.
L’amore è un sentimento che, nella storia dell’uomo occidentale, ha cambiato spesso i suoi lineamenti, parallelamente a come cambiava la cultura.
L’autostima è ormai diventata una sorta di prodotto da banco, acquistabile in pillole e banalizzato da una serie di guru che ne hanno fatto un business, dal momento che mai come nella nostra epoca questa dimensione si dimostra essenziale in ogni aspetto della vita.
Torniamo sul mondo non verbale e vediamo oggi due segnali che riguardano la ruminazione e la preoccupazione.
Di quest’ultima abbiamo già parlato in un recente video, ma in questa puntata voglio approfondire non solo il segnale non verbale in sé, ma anche la dinamica emotiva di queste due “abitudini” che possono, purtroppo, trasformarsi in vere e proprie trappole mentali che abbassano la qualità della vita.
È normale e sano il meccanismo dell’evitamento, come lo è scegliere di frequentare o no una persona, a seconda della nostra bussola emotiva, ma quando l’evitamento diventa reiterato e specifico e ci porta a fuggire da alcune delle nostre emozioni, allora c’è un grosso rischio di entrare in un circolo vizioso, che provo a spiegarti in questa puntata.