Sono un life coach e un formatore: ti aiuto a prendere la direzione migliore, rispettando la molteplicità che ti contraddistingue.
Un uomo cammina lungo la riva di un fiume da ore, macinando chilometri in cerca di un punto in cui sia possibile attraversarlo.
A un tratto, esausto, intravede sulla riva opposta un pescatore che è appena arrivato e sta preparando l'attrezzatura.
Nonostante la distanza e il forte vento, l'uomo decide di chiedergli aiuto, quindi mette le mani a mo' di megafono ed urla:
"Mi scusi, come faccio ad andare dall'altra parte?"
Il pescatore lo guarda un po', proteggendosi gli occhi dal sole con la mano tesa, poi urla a sua volta:
"Guardi che lei è già dall'altra parte!"
Una vecchia freddura, che offre però una chiave interessante per aprire il mio articolo di oggi sulle diverse prospettive da cui si possono guardare situazioni, problemi e obiettivi.
Negli ultimi anni sono stato chiamato da varie aziende per selezionare o assistere silenzioso a selezioni del personale, così ho raccolto una certa quantità di dati e di impressioni, che vorrei condividere con voi, nella speranza che possano esservi utili qualora vi trovaste in una situazione del genere.
Innanzitutto, al di là dell'ovvio - che per esperienza così ovvio non è, chi si candida per un posto di lavoro dovrebbe essere consapevole che si sta mettendo "in vendita".
La prima impressione è quindi fondamentale, ma come si forma? Quali sono le leve su cui viene misurata nel bene e nel male?
Siamo da parecchi anni in un nuovo secolo e, non so voi, ma io vedo ancora troppe volte codici comportamentali che sfiorano l'arroganza addosso a chi siede dietro scrivanie come quelle di manager, primari, notai, sindaci, assessori, dirigenti pubblici e, in generale, dove esiste un ruolo da difendere, o forse da sottolineare.
Vorrei parlarne oggi, prendendo in esame alcuni di quegli atteggiamenti che creano distanza e barriera tra chi li attua e i suoi interlocutori.
A volte mi capita di essere ricevuto da un manager o titolare di azienda, dopo aver fatto la mia bella anticamera per almeno dieci o quindici minuti oltre l'orario stabilito, nonostante la mia visita nasca da una sua richiesta di incontro.
Del linguaggio non verbale e della sua rilevanza nella comunicazione ho parlato più volte nei miei articoli su questo Blog, basta scorrere l'archivio per trovarne parecchi.
Oggi vorrei dare alcuni spunti riguardo al linguaggio non verbale dei leader: come si muovono le persone che hanno un ruolo di guida per gli altri?
Innanzitutto credo sia buona cosa ricapitolare i principi cardine della materia, tenendo a mente che la comunicazione non verbale si esprime soprattutto attraverso i seguenti cinque canali:
CINESICO (i movimenti e la gestualità).
PROSSEMICO (la gestione degli spazi e delle distanze tra gli interlocutori).
APTICO (la modalità di contatto e auto-contatto manuale).
VOCALE (intonazione, intensità, ritmo e tono della voce, suoni non verbali che emettiamo, come sospiri, raschiamenti della gola, suoni nasali, ma anche silenzi).
CRONEMICO (i tempi della comunicazione: pause, ritmo, alternanza dei turni tra chi parla e chi ascolta, interruzioni dominanti).
Molte delle nostre rabbie dipendono da invasioni del nostro territorio da parte degli altri.
Quali sono i limiti?
Come proteggiamo i confini?
Quanti territori abbiamo da difendere?
Antonella è una giovane candidata che si presenta a un colloquio di selezione.
Il ruolo in gioco è quello della seconda segretaria del manager.
Trattandosi di una donna piuttosto spigliata e aperta alle relazioni, dimostra subito la sua energia andando a stringere la mano, uno per uno, ai tre selezionatori e presentandosi con voce chiara e assertiva, prima di accomodarsi a sedere.
Cosa significa "sedurre"?
Sedurre è un verbo che etimologicamente deriva dal latino sedŭcere, composto dalla particella se, che significa a parte, via da e il verbo dŭcere che significa condurre, quindi nel suo significato originario sta per trarre in disparte. Alcuni ne fanno una lettura differente, partendo da secum ducere, che significherebbe condurre a sé.
In ogni caso, nell’accezione più comune oggi, quando pensiamo a questo verbo immaginiamo di invitare a cena qualcuno che ci in-teressa sessualmente, poi a vedere la nostra collezione di farfalle, poi a sedersi con noi sul divano e in seguito, di grazia, a copulare felicemente insieme a noi.
Per il latini non era così riduttivo: l'antica espressione suggeriva l'idea di accompagnare qualcuno verso la propria idea, coinvolgerlo, ottenere un consenso.
Anche un prodotto può essere seduttivo e condurci a se stesso, i pubblicitari lo sanno bene.
Pensate a una persona realizzata economicamente, mentre sale sulla sua automobile di lusso. Cercate di vederla nei particolari costruendo una sorta di fotografia.
Avete creato l'immagine? Che tipo di persona è apparsa nella vostra mente?
Si tratta per caso di un uomo sopra i sessant'anni, piuttosto grasso? No vero?
Più probabilmente avrete immaginato un uomo sui quarant'anni, un figo dall'aspetto curato e piuttosto atletico, con il viso abbronzato al punto giusto, un taglio di capelli istituzionale, magari un paio di occhiali da vista firmati, un orologio costoso al polso, un abito sartoriale, una Porche, una Maserati o una Jaguar. Sbaglio di molto?
Ci sono vari aspetti da considerare osservando una coppia che scoppia. Sono infinite le cause di contrasto che portano alla chiusura di un rapporto: dal tradimento di intesa al tradimento fisico, dall'incomprensione reiterata alla noia della mancanza di misteri, dai troppi misteri alla gelosia, dalla mancanza di stima e considerazione ai dubbi ossessivi sull'altro, da come educare i figli alla scelta degli sport adatti a loro, da suocere opprimenti a suocere menefreghiste (sembra che esista sempre "un buon motivo" su cui costruire un fastidio nei loro confronti) e potrei continuare la lista per pagine e pagine.