Sono un life coach e un formatore: ti aiuto a prendere la direzione migliore, rispettando la molteplicità che ti contraddistingue.
Da decenni viene travisata la nota teoria di Mehrabian, con una generalizzazione aberrante e inesatta, secondo cui quando l'essere umano comunica, solamente il 7% della sua comunicazione verbale arriva all'interlocutore, poiché questi verrà colpito per un 93% dalla comunicazione non verbale (toni e ritmi della voce, espressioni del viso, gestualità, prossemica, ecc.).
La grande espansione che sta avendo l'utilizzo della video call (videochiamata), strumento che era già destinato a crescere in maniera esponenziale e che, a causa della pandemia Covid-19, ha avuto un'impennata incredibile negli ultimi mesi, ha portato molti dei miei conoscenti a chiedermi cosa ne penso sul piano non-verbale.
I nostri comportamenti, quando ci relazioniamo con persone nuove, dipendono da molti fattori, sia esterni che interni. In generale tendiamo ad aprirci con moderazione e, man mano che la frequentazione aumenta, valutiamo se scoprirci maggiormente. Quello che accade è che non sempre e non tutti i nostri comportamenti sono consapevoli.
Quando parliamo con qualcuno, capita spesso - e forse non ci hai mai fatto caso - che il nostro interlocutore in certi momenti si tocchi l'occhio, nella zona lacrimale.
Probabilmente non hai mai fatto caso a quante volte le persone - e anche tu che stai leggendo - si toccano la nuca con la mano destra o con quella sinistra. Spesso è un segnale di comunicazione non verbale.
Quante volte hai sentito dire che una persona con le braccia conserte è in una posizione di chiusura?
Un approfondimento sul tema che ho introdotto nella precedente puntata di Briciole di Comunicazione (https://youtu.be/Ed6KkAPqDoI), con il quale andiamo insieme a vedere le due rispettive caratteristiche "sentimentali" degli appartenenti alla distonia dell'essere e alla distonia dell'avere..
Ognuno di noi è mosso, sul piano inconscio, da impulsi che hanno a che fare con il desiderio o con il possesso, secondo lo Psicologo e Psicoterapeuta Stefano Benemeglio, padre della Psicologia Analogica.
È proprio necessario fare un corso per mettersi nei panni dell'altro? Sapersi mettere nel punto di vista dell'altro, o essere incapaci di farlo, dipende anche dal grado di umiltà di ognuno, ma in certi casi è assolutamente consigliabile riuscire a farlo, anche solo per una mera questione di "sano egoismo", o semplicemente per non dover rimpiangere di non averlo fatto.
Chi mi segue conosce l’annosa battaglia che porto avanti contro gli pseudo-formatori che propongono corsi dal titolo simile a “impara a scoprire chi ti mente!”, propinando per certezze alcuni segnali non verbali che nemmeno i più autorevoli esperti mondiali assumono per prove certe di menzogna.