Dalla notte dei tempi l'essere umano, unico nel regno animale a vivere una spinta del genere, si fa domande sulla propria identità. Seppure i filosofi prima, gli psicologi poi si sono dati - e si danno tuttora - un gran da fare per rispondere a domande come questa, tra la gente comune non per tutti si fa largo un tale desiderio di consapevolezza.
Per molti di noi le relazioni sul lavoro rimangono su una superficie emotiva che ci impone di non aprirci mai del tutto con un collega, tranne in rare occasioni, che si verificano con colleghi particolarmente in sintonia con i nostri valori, cosa sempre più rara.
Esiste una dimensione relazionale meravigliosa, non applicabile a tutte le relazioni certo, che si chiama "Risonanza Emotiva" e crea una comunicazione che funziona come una sinfonia, ove le emozioni sono calibrate e coordinate tra i due interlocutori, dando vita a una piacevolezza dello stare insieme.
Fina da bambini siamo dei maestri nel negare l'evidenza. Iniziamo entro i due anni a entrare in una sorta di ottundimento per allontanare la consapevolezza della morte, negandola e considerandoci in fondo esseri privilegiati che mai dovranno passare a miglior vita. La tendenza a negare l'evidenza ci accompagna per tutta la vita, sotto varie sfumature, dalle più dannose - per noi e spesso per gli altri - alle più funzionali per il nostro benessere psicologico.
Ci sono due pesi e due misure relativamente al tempo e alla puntualità nel presentarsi in una riunione aziendale.
"Monologhista" è un termine che definisce un attore comico o di cabaret che si esibisce da solo, recitando monologhi scritti da lui stesso o da altri. Finché paghiamo un biglietto per divertirci è una pratica che ha il suo senso, ma quando incontriamo, in una normale relazione, un individuo che parla tanto, spesso troppo e senza aver la minima cura o interesse verso quello che gli altri hanno da dire, allora siamo davanti a uno degli errori più gravi della comunicazione.
Ci siamo allontanati troppo dalla dimensione del dialogo, ovvero quel momento di incontro "elegante" tra due intelligenze che la pensano in maniera differente, ma riescono a rispettarsi a vicenda.
Da decenni viene travisata la nota teoria di Mehrabian, con una generalizzazione aberrante e inesatta, secondo cui quando l'essere umano comunica, solamente il 7% della sua comunicazione verbale arriva all'interlocutore, poiché questi verrà colpito per un 93% dalla comunicazione non verbale (toni e ritmi della voce, espressioni del viso, gestualità, prossemica, ecc.).
La grande espansione che sta avendo l'utilizzo della video call (videochiamata), strumento che era già destinato a crescere in maniera esponenziale e che, a causa della pandemia Covid-19, ha avuto un'impennata incredibile negli ultimi mesi, ha portato molti dei miei conoscenti a chiedermi cosa ne penso sul piano non-verbale.
I nostri comportamenti, quando ci relazioniamo con persone nuove, dipendono da molti fattori, sia esterni che interni. In generale tendiamo ad aprirci con moderazione e, man mano che la frequentazione aumenta, valutiamo se scoprirci maggiormente. Quello che accade è che non sempre e non tutti i nostri comportamenti sono consapevoli.