In mancanza di un partner ideale, molti di noi tendono a idealizzarlo non appena ne trovano uno. È una situazione piuttosto comune nella fase dell’innamoramento, dovuta a una speciale condizione biochimica del nostro organismo, poiché si accende una sorta di dipendenza, che noi pensiamo sia verso il partner, ma purtroppo è verso le sostanze chimiche che il nostro cervello mette in circolo quando ci innamoriamo.
Chiunque abbia avuto storie d’amore che siano durate mesi o anni, anche senza essere uno psicologo, probabilmente ha capito che esistono delle fasi che la coppia attraversa e che, a parte le prime due, quelle della disponibilità e della passione, in cui tutto va a meraviglia per qualche mese, si presentano come dei veri e propri assestamenti, spesso difficili da superare a causa delle continue incomprensioni che minano la serenità di entrambi.
Al di là della capacità di gestione del contrasto che ogni partner può avere più o meno accesa, in base alla sua cultura, alla sua apertura mentale e alla sua sensibilità, esistono dei comportamenti che quando sono messi in atto da uno dei due all’inizio di una relazione, dovrebbero far aprire gli occhi all’altro, ma il più delle volte rimangono chiusi.
Un approfondimento sul tema che ho introdotto nella precedente puntata di Briciole di Comunicazione (https://youtu.be/Ed6KkAPqDoI), con il quale andiamo insieme a vedere le due rispettive caratteristiche "sentimentali" degli appartenenti alla distonia dell'essere e alla distonia dell'avere..
Ognuno di noi è mosso, sul piano inconscio, da impulsi che hanno a che fare con il desiderio o con il possesso, secondo lo Psicologo e Psicoterapeuta Stefano Benemeglio, padre della Psicologia Analogica.
È proprio necessario fare un corso per mettersi nei panni dell'altro? Sapersi mettere nel punto di vista dell'altro, o essere incapaci di farlo, dipende anche dal grado di umiltà di ognuno, ma in certi casi è assolutamente consigliabile riuscire a farlo, anche solo per una mera questione di "sano egoismo", o semplicemente per non dover rimpiangere di non averlo fatto.
Secondo il modello Pragmatico della Comunicazione esistono due tipi di realtà. Vediamole insieme.
Poniamo il caso che tu sia amante di un certo tipo di biscotti, che ne vai letteralmente pazzo, e che ogni sera ne mangi alcuni dopo cena, leggendo un libro sulla tua poltrona preferita. Ogni lunedì vai al supermercato e ne compri una confezione, che poi travasi in un contenitore di vetro: è la tua scorta fino a domenica sera.
Un martedì, però, ritorni a casa aspettandoti di trovare il vaso ancora piuttosto pieno e scopri che tuo figlio ne ha fatto fuori la metà con alcuni amici che sono venuti a studiare con lui nel pomeriggio.
La realtà di primo ordine è quella oggettiva: il vasetto di biscotti non è più colmo.