Da decenni viene travisata la nota teoria di Mehrabian, con una generalizzazione aberrante e inesatta, secondo cui quando l'essere umano comunica, solamente il 7% della sua comunicazione verbale arriva all'interlocutore, poiché questi verrà colpito per un 93% dalla comunicazione non verbale (toni e ritmi della voce, espressioni del viso, gestualità, prossemica, ecc.).
La grande espansione che sta avendo l'utilizzo della video call (videochiamata), strumento che era già destinato a crescere in maniera esponenziale e che, a causa della pandemia Covid-19, ha avuto un'impennata incredibile negli ultimi mesi, ha portato molti dei miei conoscenti a chiedermi cosa ne penso sul piano non-verbale.
I nostri comportamenti, quando ci relazioniamo con persone nuove, dipendono da molti fattori, sia esterni che interni. In generale tendiamo ad aprirci con moderazione e, man mano che la frequentazione aumenta, valutiamo se scoprirci maggiormente. Quello che accade è che non sempre e non tutti i nostri comportamenti sono consapevoli.
Quando parliamo con qualcuno, capita spesso - e forse non ci hai mai fatto caso - che il nostro interlocutore in certi momenti si tocchi l'occhio, nella zona lacrimale.
Probabilmente non hai mai fatto caso a quante volte le persone - e anche tu che stai leggendo - si toccano la nuca con la mano destra o con quella sinistra. Spesso è un segnale di comunicazione non verbale.
Quante volte hai sentito dire che una persona con le braccia conserte è in una posizione di chiusura?
[Tempo di lettura: 8 minuti] Oltre ad essere gli strumenti più utili della razza umana, sono anche i più sensibili: le mani si sono evolute di pari passo con il cervello, per poter realizzare ciò che esso immaginava. Vediamo insieme alcuni dei numerosissimi codici di linguaggio involontari.
[Tempo di lettura: 6 minuti]
L'interlocutore che abbiamo davanti ci manda tutti i segnali necessari a capire cosa pensa davvero ed è divertente - oltre che utile ad affinare la tecnica - mettere in pratica la lettura del non verbale su perfetti sconosciuti che non incontreremo mai più.
Ringrazio tutti i partecipanti, gente bellissima che mi ha dato un'enorme soddisfazione, una grande attenzione e larghi sorrisi.
Ringrazio la Città di Carpi, il Sindaco Bellelli, L'Assessore Morelli, e tutto lo staff dietro le quinte.
Un grazie particolare all'amico e collega Gianluca Vecchi per il grande impegno e la passione che mi ha regalato.
Fotografie di Melissa Iannace, che ringrazierò nei secoli dei secoli per questo bellissimo ricordo.
Anche la scelta dell'abbigliamento e degli accessori che ci portiamo addosso è riconducibile al linguaggio del corpo, poiché esprime delle precise scelte relative a come vogliamo essere percepiti. Sono scelte spesso inconsapevoli che, però, creano impressioni specifiche nell'altro.
Nel 2012 un gruppo di psicologi dell'Università del Kansas ha condotto una ricerca sulla correttezza della prima impressione basata sull'osservazione delle calzature dell'interlocutore.
Fu preso un primo campione di 108 individui, tra i diciotto e i cinquantacinque anni di età, ai quali venne chiesto di fornire le fotografie delle scarpe che utilizzavano di più.
A un secondo gruppo di persone venne chiesto, invece, di osservare le scarpe fotografate e di formulare ipotesi sulla personalità, le caratteristiche sociali e i guadagni dei soggetti, che non potevano vedere e non conoscevano.
Il risultato della ricerca è davvero interessante.
STUDIO:
Via Luigi Gadola, 33
25136 Brescia
training@omaxi.net
+39 346 2858832