È normale vivere sensi di colpa quando ci si rende conto di aver ferito qualcuno, come è normale provare rancore verso chi ci ha ferito, ma a volte questi sentimenti si cronicizzano, accompagnandoci durante l’arco dei giorni, delle settimane e, nella peggiore delle ipotesi, per mesi o addirittura anni. È qui che le cose si complicano, danneggiando la nostra qualità della vita.
A volte accadono cose che ci fanno rendere conto di aver perso, di aver fallito nei nostri progetti, nei nostri piani. Valutiamo tutte le opzioni possibili, tutte le strategie attuabili e ci rendiamo conto che nessuna è ormai utile a risolvere la questione: il gioco è finito ed abbiamo irrimediabilmente perso la partita. A questo punto, chi è dotato di intelligenza emotiva1, chi sa gestire le proprie emozioni in maniera adulta, prende atto del fallimento, digerisce la lezione e si programma per voltare pagina, per andare avanti. Purtroppo esistono persone che, invece, entrano nella trappola della reversione2.
Di questa trappola della mente, ne parla in maniera esaustiva il Prof. André Kukla in un suo testo del 2008. Il mio obiettivo per questo articolo è offrirti una pillola riassuntiva, nel caso tu non voglia o non abbia il tempo di leggerlo. Sono convinto, infatti, che già solo riconoscere di essere intrappolati mentalmente offra la grande possibilità di provare ad aprire la gabbia.