Molti esperti di marketing sostengono che non è vero che compriamo cose che non ci servono: ci servono eccome. Ne abbiamo bisogno, ma la ragione per cui ci servono, il più delle volte, non è quella che pensiamo. Questo ci porta a pensare che probabilmente non acquistiamo l’oggetto in sé, ma qualcos’altro.
Prima che una coppia scoppi definitivamente e veda i partner diventare degli EX, esistono degli indicatori precisi, spesso sottovalutati clamorosamente proprio nel momento in cui vengono vissuti in maniera reiterata, che ci dicono chiaramente dove si sta andando a sbattere.
Esistono vari livelli di intensità, quando parliamo di senso di colpa, uno dei vincoli emotivi più frequenti, secondo lo psicologo Stefano Benemeglio, insieme alla paura del giudizio, alla disistima in se stessi, al timore del rifiuto e dell'abbandono affettivo.
[Tempo di lettura: 6 minuti] La parola "suggestione" ha un’accezione negativa per molti di noi, perché rimanda a concetti come la persuasione occulta, roba da cui tenersi lontani… nonostante ogni giorno ne siamo – chi più, chi meno - vittime inconsapevoli.
Quante volte hai comprato qualcosa per poi dirti "non mi serviva"? In quel momento, che io chiamo il risveglio dall'ipnosi, ti rendi conto che non utilizzerai l'articolo che hai acquistato, o lo userai poco, quindi si accende una sorta di pentimento.
Oggi gli esperti di marketing sostengono che non è vero che compriamo cose che non ci servono: ci servono eccome!
Molte volte abbiamo bisogno di questi acquisti non per il loro utilizzo pratico - che spesso è appunto molto diradato nel tempo - ma per colmare un desiderio concreto, a volte acuto, che non è consapevole e razionale.
L'essere umano ha necessità fondamentali, come quella del cibo, di una dimora confortevole e di qualche vestito essenziale, ma tutto il resto? Nella categoria "tutto il resto", spesso non acquistiamo l'oggetto in sé ma qualcos'altro. E chi si occupa di marketing ci sa vendere proprio quello.
Esistono vari livelli di peso quando parliamo di senso di colpa, uno dei vincoli emotivi più frequenti a mio avviso, insieme alla paura del giudizio, alla disistima in se stessi, al timore del rifiuto e dell'abbandono affettivo.
Oggi voglio parlare di un certo tipo di senso di colpa, che potremmo definire latente nella nostra società, poiché non siamo consapevoli di viverlo finché qualcuno non ce lo sbatte in faccia, e certamente non invalida troppo la nostra vita di tutti i giorni, come invece fa un sentimento di colpa pesante, dovuto a un'azione o una scelta che abbiamo commesso e che ha portato una persona cara - o noi stessi - a soffrire.
Il punto è che sin da bambini, seppur con le migliori intenzioni da parte di genitori e educatori, veniamo educati a sentirci in colpa e si genera in noi una sorta di nervo scoperto che ci accompagna per tutta la vita.
Come può essere che al ritorno dal supermercato la maggior parte di noi si rende conto di aver acquistato più di un prodotto che non era nella lista? I motivi sono molteplici, ma uno dei principali riguarda come è strutturato il percorso all'interno del supermercato, ovvero come veniamo letteralmente accompagnati ad acquistare determinati prodotti, semplicemente grazie alla loro disposizione tra entrata ed uscita e sui rispettivi scaffali.
Un uomo cammina lungo la riva di un fiume da ore, macinando chilometri in cerca di un punto in cui sia possibile attraversarlo.
A un tratto, esausto, intravede sulla riva opposta un pescatore che è appena arrivato e sta preparando l'attrezzatura.
Nonostante la distanza e il forte vento, l'uomo decide di chiedergli aiuto, quindi mette le mani a mo' di megafono ed urla:
"Mi scusi, come faccio ad andare dall'altra parte?"
Il pescatore lo guarda un po', proteggendosi gli occhi dal sole con la mano tesa, poi urla a sua volta:
"Guardi che lei è già dall'altra parte!"
Una vecchia freddura, che offre però una chiave interessante per aprire il mio articolo di oggi sulle diverse prospettive da cui si possono guardare situazioni, problemi e obiettivi.