Il pianto, pur nell’espressione comune di dolore, presenta sfumature diverse a seconda che a piangere sia un neonato, un bambino oppure un adulto.
Quanto è importante la comunicazione non verbale e la sua conoscenza almeno basilare sono stati spesso temi dei miei video. A cosa si dovrebbe stare attenti durante le fasi di un colloquio di lavoro? Quanti sono oggi i recruiter, o selezionatori, che conoscono questo linguaggio e sanno leggere tra le righe dei tuoi atteggiamenti corporei? Sono sempre di più.
Quante volte, nel momento in cui hai perso le staffe, ti sei sentita o sentito dire “datti una calmata!”? E… sei riuscita o riuscito a calmarti davvero grazie a un semplice invito a farlo? Be’, credo proprio di no.
A volte accadono cose che ci fanno rendere conto di aver perso, di aver fallito nei nostri progetti, nei nostri piani. Valutiamo tutte le opzioni possibili, tutte le strategie attuabili e ci rendiamo conto che nessuna è ormai utile a risolvere la questione: il gioco è finito ed abbiamo irrimediabilmente perso la partita. A questo punto, chi è dotato di intelligenza emotiva1, chi sa gestire le proprie emozioni in maniera adulta, prende atto del fallimento, digerisce la lezione e si programma per voltare pagina, per andare avanti. Purtroppo esistono persone che, invece, entrano nella trappola della reversione2.
Di questa trappola della mente, ne parla in maniera esaustiva il Prof. André Kukla in un suo testo del 2008. Il mio obiettivo per questo articolo è offrirti una pillola riassuntiva, nel caso tu non voglia o non abbia il tempo di leggerlo. Sono convinto, infatti, che già solo riconoscere di essere intrappolati mentalmente offra la grande possibilità di provare ad aprire la gabbia.