Dare la mano a qualcuno è una delle usanze più universali per avere un primo contatto fisico. Non lo facciamo solo quando ci presentiamo per la prima volta, ma anche all’inizio e alla fine di alcuni incontri formali, per formalizzare un accordo verbale, per congratularci con una persona e per fare la pace, soprattutto da bambini. I maschi lo fanno anche tra amici spesso, quando si incontrano e quando si salutano, mentre le donne preferiscono altri atteggiamenti con le amiche, come l’abbraccio, il bacio sulla guancia o altri contatti corporei.
A volte le aziende mi chiamano e mi chiedono corsi sull’ASCOLTO ATTIVO. Se penso che l’essere umano, seppur dotato di un cervello relazionale incredibilmente predisposto all’altruismo, oggi debba fare dei corsi per imparare ad ascoltare, sento un grave amaro in bocca, ma sembra che sia questa la tendenza degli ultimi decenni che, dall’avvento delle nuove tecnologie e soprattutto di internet, vede tutto velocizzato, relazioni comprese, facendo venire meno la pazienza, accorciando i tempi di interazione con gli altri, in un mondo in cui “tutto e subito” è il motto che accompagna la maggior parte di noi occidentali.
C’è una differenza sostanziale tra “contrasto” e “conflitto”, anche se spesso queste due parole vengono assimilate allo stesso significato. Per come l’ho sempre vista, il contrasto è una dimensione abbastanza comune in ogni tipo di relazione, che sia all’interno di una coppia, di un’amicizia o in ambito professionale.
Nel linguaggio del corpo, come sai se mi segui da un po’ oppure se trovi appassionante la tematica e l’hai già approfondita, esistono moltissimi atti subliminali che, con una buona dose di attenzione, possiamo osservare sia su di noi sia sul nostro interlocutore.
Gli occhi sono una delle parti del corpo più espressive e credo sia giusto dedicare loro una puntata, poiché ci sono molte cose da dire.
Nel mondo non verbale esistono vari canali di espressione, ma il più delle volte si parla di espressioni del volto, di posture, di gestualità, ovvero di ciò che esprime il corpo nella sua motilità. Si parla meno di altri canali, che pur sempre fan parte della comunicazione non verbale, come ad esempio della voce, intesa come strumento, non tanto per le cose e i concetti che esprime, ma per le sue caratteristiche peculiari, diverse da persona a persona, come il ritmo, il volume, il tono, le pause e altre sfumature che riguardano non tanto “cosa” diciamo, ma più “come” lo diciamo.
Ci sono varie scuole di pensiero sulla lettura del linguaggio del corpo dell’essere umano e capita, approfondendole singolarmente come ho fatto io, di trovare alcune incongruenze tra loro. Ad esempio, la scuola che trovo più interessante e che continuo a divulgare anche in aula, quella di Stefano Benemeglio e del suo Linguaggio Analogico del corpo, vede ogni movimento della bocca e delle labbra come un segnale inconscio di gradimento, mentre altre scuole americane suddividono i movimenti della zona orale in sfumature differenti, arrivando anche a dichiarare che il portare le labbra all’interno della bocca sia un segnale di ansia.
Anche nell’ambito della vendita, o della consulenza, il linguaggio del corpo si esprime sotto forma di atti subliminali, ovvero di movimenti corporei che non sono mai coscienti, ma nascono dalla nostra parte più profonda, l’inconscio, e si traducono in lievi spostamenti dell’asse corporea, in pruriti inconsapevoli che costringono una mano a grattare una determinata zona del corpo, oppure in manipolazioni o spostamenti di oggetti.
Esistono varie scuole di pensiero sulla comunicazione non verbale e, dopo averle prese in esame tutte nei miei quotidiani studi, ritengo che la visione dello psicologo Stefano Benemeglio sia la più utile e la più usabile per quanto riguarda gli indicatori che offre.
In questo video prendiamo in esame tre segnali non verbali che offrono indizi su quelli che potremmo definire "vincoli affettivi".