Spesso accade che il componente della coppia che è stato lasciato resti ancorato in maniera compulsiva a una serie di comportamenti come quello di scrutare di nascosto la vita dell'altro, nella speranza di trovare tracce di un possibile suo ritorno.
Nella scorsa puntata di BRICIOLE DI COMUNICAZIONE ti ho parlato dei comportamenti disfunzionali, che risultano predittivi di una grave crisi di coppia o addirittura di una separazione.
Prima che una coppia scoppi definitivamente e veda i partner diventare degli EX, esistono degli indicatori precisi, spesso sottovalutati clamorosamente proprio nel momento in cui vengono vissuti in maniera reiterata, che ci dicono chiaramente dove si sta andando a sbattere.
Mi capita sempre più spesso nelle sessioni di coaching che tengo con i miei clienti, maschi o femmine che siano, di trovarmi ad ascoltare una serie di angherie subite, reali o presunte, da parte del partner.
[Tempo di lettura: 4 minuti] La solitudine che molti stanno vivendo come individui, nonostante i continui contatti con gli altri tramite gli strumenti che ormai sono sempre con noi, era stata preannunciata più di cinquant'anni fa. Esiste un antidoto?
[Tempo di lettura: 4 minuti] Sono sempre più convinto che quando si parla di coppia i soggetti non siano solamente i due partner, ma che dovrebbe esistere un soggetto in più...
In un'epoca in cui tutto si muove sull'idea di autonomia e indipendenza personale, ci stiamo pericolosamente trasformando in "individui" e siamo sempre meno "persone".
Ha il suo apice nell'innamoramento, ha ispirato innumerevoli poeti e poetesse, ha spinto a fare pazzie un'infinità di persone e lo ha fatto sempre attraverso la chimica.
Do per scontato che tutti, anche il seduttore più incallito, mirino in fondo all'amore romantico.
Ci innamoriamo di chi può compensare i nostri difetti, le nostre mancanze, anche quelle che non confesseremmo mai neppure a noi stessi. Secondo la più evoluta - a mio parere - psicologia contemporanea1, il nostro desiderio non è mai, in realtà, verso una persona, ma verso il desiderio che quella persona prova: ci innamoriamo del desiderio dell'altro, desideriamo che ci desideri.
Mi capita sempre più spesso nelle sessioni di coaching che tengo con i miei clienti, maschi o femmine che siano, di trovarmi ad ascoltare una serie di angherie subite, reali o presunte, da parte del partner. Sfoghi - che prontamente blocco sul nascere al massimo dopo cinque minuti - in cui la vittima da un lato descrive minuziosamente le mancanze del partner, dall’altro si trova a celebrare inconsapevolmente la propria capacità di sopportazione, in odore di santità.
Chi di voi ha un profilo facebook ha sicuramente visto, anche più di una volta, questa frase nel suo streaming. È stata postata tantissimo, spesso senza nemmeno citarne la fonte: da molti è stata venduta come farina del proprio sacco, come tantissimi aforismi significativi che girano in rete, ma che non riportano il nome reale di chi ha pronunciato o scritto quelle parole prima di tutti.
Questo pensiero di Doyle è piaciuto tantissimo in generale e ha ricevuto un’infinità di condivisioni, di like, di tweet e re-tweet: ci sono stati mesi in cui personalmente l’ho visto più di una volta nello stesso giorno, postato da persone diverse. Un grande successo trasversale insomma.
C’è da chiedersi per quale motivo, nonostante ci troviamo quasi tutti d’accordo su questa espressione, esistano ancora molti individui che proprio non sanno ascoltare, anzi, sembra che ascoltino se stessi quando parlano.